gratitudine
La Crociata del Crociato
LA CROCIATA DEL CROCIATO di Alessandra Dechigi
In un attimo tutto è cambiato.
La borsa del mare è rimasta vicino alla porta di casa, spettatrice immobile della trasformazione di ogni progetto.
Sono scivolata e con una caduta comica e grottesca ho visto la mia rotula dislocarsi.
Istintivamente l’ho circondata con le mani rimettendola al suo posto poi…il referto: rottura del legamento crociato.
Sono passati 5 mesi da quel momento: un tempo tutto da investigare.
All’inizio c’era solo la non accettazione, la rabbia, il dolore lancinante che non mi abbandonava mai. L’immobilità forzata, la rinuncia ad ogni progetto e anche al più piccolo desiderio, mi facevano vivere il corpo come una prigione claustrofobia.
Non mi è mai successo di essere bloccata fino al punto da non potermi neanche mettermi su un fianco!
Il dolore onnipresente sembrava una di quelle sirene di allarme che annunciano la catastrofe alla quale non poter sfuggire.
La mente, l’unica a potersi muovere a piacimento, iniziava a prendere il sopravvento, aggiungendo strazio e confusione.
Così alla rabbia è seguita l’indolenza. L’azione è stata soppiantata dalla frustrazione.
Non riuscivo a rimanere a galla in una melma di emozioni contrastanti.
Sono una persona positiva ed entusiasta, credevo… ma dove ero finita?
Mi era impossibile leggere una pagina, fare un disegno, guardare un film perché la concentrazione non mi era possibile.
Le giornate erano prive di senso e senza scopo. Vedevo tutto ostile e anche le parole d’incoraggiamento e le manifestazioni di amore di tutti quelli che mi giravano intorno erano odiose e insopportabili.
Io ero prigioniera di me stessa.
Quanto è durato? Un mese lunghissimo. Poi ho conquistato la sedia a rotelle e le prime sedute di fisioterapia.
Ero terrorizzata, mi sentivo ancora di più alla mercé: ho vissuto passivamente e con fastidio l’accudimento, le decisioni di altri, il non controllo di me, del mio spazio doloroso.
Il tempo sembrava ancora più lungo e buio.
Quelle brevi uscite in macchina per raggiungere lo studio di fisioterapia le vivevo con angoscia.
Il mondo fuori era pieno di insidie alle quali non mi sarei mai potuta sottrarre autonomamente.
In quei momenti da passeggera guardavo la città dal finestrino impossibilitata a fronteggiare ogni buca, marciapiede o scalino.
Tutto il mio ego si è piegato. Poi è iniziata la trasformazione.
Una volta ho letto che le ginocchia rappresentano la volontà e l’autoaffermazione. Ci si inginocchia raramente e solo quando si riconosce qualcosa o qualcuno di superiore.
Ho cominciato a riflettere: umiltà, affidamento, accontentamento e gratitudine.
da qui è iniziata la mia “crociata”.
Finalmente ho messo a frutto le tecniche di respirazione per tenere a bada le “Erinni” che si erano impossessate della mia mente, rendendola un luogo anarchico e ostile.
La pratica ha sgretolato la rigidità e lo scudo del mio mondo ristretto. Ho cominciato ad affidarmi a chi si stava occupando di me, espirando.
Ho assorbito la generosità e l’amore che mi circondava, inspirando e lentamente tutto il mio spazio vissuto, interno ed esterno, diventava più “elastico” e permeabile.
Finalmente ho cominciato a sospirare.
Il primo libro che ho preso in mano è stata la traduzione della Chandogya Upanisad.
Se qualcuno si stava occupando del mio fisico, io solamente mi sarei potuta occupare di tutto il resto.
Ho letto, riletto, assorbito, meditato, condiviso: Tat Tvam Asi!
Non lo leggevo da tanto tempo. In fondo in fondo…non mi curavo da tanto tempo.
Ultimamente sto abbandonando anche la seconda stampella e con gratitudine sto reimparando a camminare.
Durante la visita di controllo il dottore mi ha detto che tutto sta andando come deve. Dall’incidente ci vogliono sei mesi per guarire e un anno per dimenticare.
La mia “crociata” è in pieno svolgimento. di Alessandra Dechigi
Insegnamenti senza tempo…
” E’ il tempo migliore, è il tempo peggiore;
è l’ epoca della saggezza, è l’ epoca della follia;
è il tempo della fede, è il tempo del dubbio;
è la stagione della luce, è la stagione delle tenebre;
è la primavera della speranza, è l’ inverno della disperazione;
fronteggiamo mille cose, affrontiamo anche il vuoto;
stiamo salendo in cielo,
stiamo discendendo dall’ altra parte…”
Esattamente 8 anni fa il 29 settembre del 2012 all’ età di 96 anni Nan Huai-Chin lasciava questo mondo. Nan Huai-Chin era un insegnante spirituale della Cina contemporanea. È stato considerato da molti come la principale forza nel risveglio del buddismo cinese. Mentre Nan era considerato da molti in Cina uno dei più influenti insegnanti buddisti del Chan, era poco conosciuto al di fuori della sfera culturale cinese. Di seguito trascritto uno dei suoi discorsi più significativi e ancora attuali.
Nel mondo odierno, grazie allo sviluppo materiale promosso dall’ Occidente, si conduce un’ esistenza agiata, si abitano case comode, si circola ovunque facilmente.
A prima vista, sembra un’ epoca felice; eppure, lottiamo in una società competitiva, abbiamo paura di guerre micidiali, affoghiamo in un mare di desiderio incessante. Viviamo in realtà in un tempo di grande dolore mai conosciuto dalla storia umana. In questo contrasto di profusione materiale e di penuria spirituale, l’ uomo si trova a fronteggiare una grande crisi esistenziale.
Possiamo forse sentirci disarmati. ma non disperiamoci abbiamo la possibilità e la responsabilità di perpetuare le saggezze antiche che favoriranno lo sbocciare della nuova generazione. Per portare sulle nostre spalle la trave che servirà a costruire il ponte fra passato e futuro, dobbiamo rinnovare le fonti spirituali antiche dell’ Occidente e dell’ Oriente. Scegliere coloro che ci riveleranno un cibo spirituale per completarci, per arricchirci a vicenda. Dobbiamo favorire lo scambio fra le due culture in modo da affrontare tutti insieme la grande crisi dell’ umanità.
Per trattare i problemi attuali del pianeta quali l’ ambiente, la penuria di risorse naturali e la pace mondiale, vi propongo, all’ alba dei miei novant’ anni, un modo per procedere che mi sembra universale.
Prendiamo attentamente in considerazione una regola cosmica fondamentale: il cambiamento, la mutazione.
Prendiamo coscienza che la legge della natura, il Dharma del cosmo, la routine delle vite, subiscono tale regola. Nel mondo materiale e spirituale non c’è nulla che non cambi. Dobbiamo cogliere il principio di questa mutazione e seguirne il corso. Non seguitelo soltanto, abbiate anche la saggezza di prevederlo, di prepararlo, e di precederne le conseguenze.
La saggezza del Dao dice che nella corrente della vita non dobbiamo fare altro che seguirne il corso naturale. Se volete fermare il torrente impiegando la forza, perderete la vostra energia. Se andate contro la corrente, annegherete. I daoisti proseguono in questo modo:” Seguite il corso della vita, canalizzate il torrente, sarete trascinati nel buon senso, trarrete beneficio dalle cose senza difficoltà”.
A tutti coloro che vogliono consacrare la vita a preservare la natura, a rendere migliore il futuro del genere umano, va il mio invito a definire bene questo principio di mutazione e a trovare poi le proprie strategie…
Laozi diceva:” Giunto all’ estremo del vuoto, fermamente radicato nella quiete, mentre diecimila esseri nascono in un solo slancio, contemplo il ritorno. Gli esseri prosperano a gara, ma ritornano sempre alle radici. Ritornare alla propria radice è la quiete”.
Nel cambiamento, la quiete…
E’ facile perdersi nell’ uno dimenticando l’ altra. Ci sfiniamo a movimenti inutili, consumiamo tutte le nostre risorse naturali, sprechiamo le nostre energie in ogni sorta di eccessi, di lussi. Per mantenere in buona salute corpo e spirito, è indispensabile coltivare l’ arte del rimanere nella quiete.
Laozi diceva: ” Riuscite ad accordare il vostro corpo e la vostra anima affinchè procedano all’ unisono e non si separino? Riuscite a respirare il più profondamente possibile, il più armoniosamente possibile come un neonato?”.
Plachiamo la nostra agitazione, ritroviamo la pace, distesi come neonati. Ecco due metodi semplici.
-Le posizioni della meditazione possono avere novanta varianti. Ciò che importa non è la posizione ma lo sguardo all’ interno di sè, come uno specchio di ciò che accade nella vostra mente. Nella meditazione, la quiete.
-il canto del mantra vi aiuterà ugualmente a mettervi in comunicazione con la pace interiore. Udito il canto, ritornerete naturalmente alla calma. Se siete in alta montagna o nel deserto e intonate un mantra, la serenità che vi pervade si commuoverà fino alle lacrime. Non saranno lacrime di pena, ma di beatitudine, di gratitudine. Il vostro intero corpo si apre come un fiore, le preoccupazioni svaniscono.
Nella solitudine, la quiete.
In Cina, la parola che disigna la vita è ” Shengming”: ” Sheng” significa tutto ciò che racchiude la vita. ” Ming” tutto ciò che ha un’ anima. Ne parla il Buddha: corpo e anima sono uniti, sono uno. A che cosa ci conduce questa “vita”? Quali sono i suoi valori?
Sempre in Cina , un vecchio motto dice:” La vita è più leggera di una piuma, la morte più pesante di una montagna”. La tradizione antica influenza ancor oggi i paesi asiatici. Essa pone l’ accento sulla regalità, sulla pietà filiale, sulla fedeltà, sulla giustizia, sulla moralità. Veneriamo coloro che dedicano la loro vita agli altri, per far regnare la giustizia e la pace. La vita e la morte vengono così trascese.
Questa bella cultura antica, purtroppo, si cancella a poco a poco davanti al modernismo. La cultura attuale fa leva sulla vendita della conoscenza, del pragmatismo, scarta la tradizione…così tutti seguono il tran tran della vita, molti vivono senza vivere, senza radici ne cultura.
Qual’ è il senso dell’ esistenza, qual’ è il suo valore?
Le culture orientali e occidentali si trovano sconvolte: mentre lottiamo per la sopravvivenza dimentichiamo di vivere realmente…
E’ dovere degli intellettuali esprimersi. Ci si preoccupa di guadagnare sempre di più, ecco lo scopo della carriera. Nello Yijing la parola “carriera” significa darsi da fare per il benessere altrui. Il fare tutto per noi stessi non è altro che un mestiere, Cerchiamo di non dimenticare il vero senso della vita…
Se ci rendiamo conto che ” il mondo è per tutti”, senza ego, diventeremo invincibili…
Mozi insisteva sullo sviluppo della tecnologia: era un pioniere della scienza e dell’ architettura cinesi, impegnato anche nel mondo. Quando scoppiava una guerra da qualche parte, ci andava per protestare, per cercare di fermarla…Ha difeso per tutta la vita la causa della pace, rivendicando l’ amore. Il suo insegnamento rimane sempre attuale.
Affidandoci unicamente allo sviluppo tecnologico, finiremo nell’ abisso della sventura.
E’ tempo di riconciliare la scienza, l’ arte e le qualità spirituali. Il benessere deriva dall’ unità di queste tre cose. La speranza, da questa unità…
Discorso pronunciato da Nan Huajin nell’ ottobre 2006 al Taihu Great Learning Centre, Provincia di Jiangsu.
Cantico delle paure
Lavatevi la mani
ma andate scalzi
e baciate la terra ferita.
Starnutite nel gomito
ma leccate le lacrime di chi piange.
Non viaggiate a vanvera
ora è tempo di stare fermi nel mondo
per muoversi in noi stessi
dentro gli spazi sottili
del sacro e l’ umano.
Indossate pure le mascherine
ma fatene la cattedrale del vostro respiro,
del respiro del cosmo.
Ascoltate pure il telegiornale
che finalmente parla di noi
e del più grande miracolo
mai capitato:
siamo vivi
e non ci rallegra morire.
Per ogni nuovo contagio
accarezza un cane
pianta un fiore
raccogli una cicca da terra,
chiama un amico che ti manca
narra una fiaba a un bambino.
Ora che tutti contano i morti tu conta i vivi,
e vivi per contare,
concedi solo l’ ultimo istante alla morte
ma fino ad allora vivi all’ infinito
consacrati all’ eterno.
Andrea Melis
La Giornata del Sollievo venerdì 24 maggio 2019
di Alessandra Dechigi:
Non è stato un venerdì mattina consueto per chi ha varcato il grande portone del San Gallicano – Regina Elena. Oggi l’atmosfera era diversa.
I volontari di tante Associazioni insieme agli insegnanti della Federazione Italiana Yoga hanno dato il loro contributo per celebrare “la Giornata del Sollievo”.
“Esiste il dolore, ma esiste il modo di superarlo” dice il Buddha e questo è lo spirito che si è letteralmente respirato attraverso gli esercizi di rilassamento e di respirazione antalgica che a turno, gli insegnanti della FIY hanno offerto ai presenti interessati.
La respirazione è uno degli atti più importanti che vengono compiuti dal corpo, oltre che uno di quelli con il maggior numero di effetti diversi: un respiro ossigena le cellule, espelle gli scarti del metabolismo, aiuta a comunicare (sia verbalmente che non verbalmente, basti pensare agli sbuffi di noia), permette l’espressione artistica di sé, aiuta a rilassarsi.
Un altro effetto, non molto conosciuto ma potenzialmente molto interessante, della respirazione è il controllo del dolore. Sebbene sia famosa l’importanza delle tecniche respiratorie in momenti particolari come il travaglio, occasione in cui il respiro viene utilizzato per minimizzare i dolori delle partorienti, l’efficacia della respirazione antalgica va ben al di là di questo singolo contesto.
Gli effetti della respirazione antalgica (termine di provenienza greca che significa letteralmente “che contrasta il dolore”) sono da spiegarsi secondo due principali ordini di motivi. Il primo di essi, più strettamente correlato all’atto respiratorio, è legato ai movimenti muscolari compiuti durante la respirazione: i muscoli respiratori, soprattutto quelli accessori (addominali, dorsali, trapezi) giocano un ruolo importante nel mantenimento della corretta postura. Dal momento che l’equilibrio posturale aiuta a evitare il manifestarsi di dolori acuti e cronici, l’incidenza di questi ultimi può essere limitata semplicemente curando la respirazione.
In secondo luogo, è stato scientificamente provato come le tecniche di respirazione profonda, interagendo con i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, aiutino a raggiungere uno stato di rilassamento psicofisico che permette di tenere sotto controllo dolori anche intensi, come ad esempio quelli post-operatori o quelli legati alle lombosciatalgie.
Un esempio di tecnica di respirazione antalgica molto semplice da provare è quello della cosiddetta “respirazione 4-7-8”: 4 secondi di inspirazione, 7 secondi di pausa e 8 secondi di espirazione per rilassare il corpo e la mente e alleviare in breve tempo i dolori senza necessariamente ricorrere agli antidolorifici convenzionali, il tutto attraverso un’azione innata, semplice e naturale come la respirazione.
Il tema del sollievo dal dolore riporta al tema della libertà. Tutti stiamo imparando ad essere liberi e possiamo farlo solo comprendendo in che modo siamo prigionieri.
Ogni fenomeno fisiologico, psicologico o fisico può diventare una porta che conduce alla verità.
L’essenza della felicità è un corpo che non soffre e un cuore e una mente che non sono oppressi da ansia, paura e odio. Possiamo nutrire questa consapevolezza grazie al respiro.
Respira e sai che sei vivo.
Respira e sai che tutto ti aiuta.
Respira e sai di essere il mondo.
Respira e sai che pure il fiore respira.
Respira per te stesso e respiri per il mondo.
Inspira compassione ed espira gioia.
Respira e sii uno con l’aria che respiri.
Respira e sii uno col fiume che scorre.
Respira e sii uno con la terra che calpesti.
Respira e sii uno col fuoco che arde.
Respira e interrompi il pensiero di nascita e morte.
Respira e vedi che l’impermanenza è vita.
Respira per la gioia di essere stabile e calmo.
Respira per il dolore che scivola via.
Respira per rinnovare ogni cellula del tuo sangue.
Respira per rinnovare le profondità della coscienza.
Respira e prendi dimora nel qui e ora.
Respira e ciò che tocchi sarà nuovo e reale.
– Sister Annabel Laity –
di Alessandra Dechigi

liberando la mente . Per questo per la giornata del sollievo abbiamo partecipato per regalare un momento di rilassamento guidato
I AM AND I WILL – IO SONO E LO FARO’
I AM AND I WILL – IO SONO E LO FARO’ di Alessandra Dechigi
Lunedì 4 marzo a Piazza Navona la fontana dei Quattro Fiumi del Bernini si è illuminata di blu e arancio, i colori della Giornata Mondiale contro il Cancro.
Per la prima volta anche il Ministero della Salute si unisce alla rete di sensibilizzazione mondiale e sostiene la Giornata Mondiale insieme agli IFO e alle Associazioni.
La Federazione Italiana Yoga non poteva mancare all’appuntamento collaborando con il Regina Elena dal 2006.
L’evento si è svolto in collaborazione con l’IFO-Istituto Nazionale Tumori regina Elena, l’Istituto San Gallicano e con il supporto tecnico di ACEA.
Il titolo della manifestazione mondiale I AM AND I WILL – IO SONO E LO FARO’ è un’invito forte all’azione e all’impegno personale, associazionistico ed istituzionale.
La Giornata è stata promossa in Europa dall’UICC e sostenuta dall’OMS e rappresenta un richiamo importante a riflettere su cosa ognuno può fare per combattere il cancro, dalle istituzioni agli esperti, tutti indistintamente. E’ un invito a chiedersi come dobbiamo e possiamo sostenere la ricerca, come essere di aiuto a chi sta lottando, come informarsi in modo corretto e adottare stili di vita raccomandati.
Gli insegnanti FIY erano presenti in Piazza ed hanno risposto ai tanti quesiti del pubblico incuriosito, portando il proprio personale tapas e chissà, forse anche piccoli “semi yogici”.
SIAMO PARTE DI UN TUTTO amiamo dire agli allievi che si cimentano sui tappetini nelle nostre classi, ma lo
yoga va oltre il tappetino steso in palestra.
Siamo parte di un tutto sempre, in classe come in ufficio, sull’autobus come a Piazza Navona ieri sera.
Alle 18.30 centinaia di palloncini arancioni sono saliti alti nel cielo di Roma trasportando il nostro comune sankalpa I AM AND I WILL.
Alessandra Dechigi
Lo Yoga è Donna
LO YOGA E’ DONNA: di Alessandra Dechigi
“Là dove le donne vengono rispettate, dimorano gli dei. Là dove sono disprezzate, tutte le azioni si vanificano.” – M.S. III, 55 –
Stiamo celebrando il quarto anno dello Yoga Day – IYD –
Domenica 17 giugno abbiamo praticato insieme sulla terrazza arroventata e nella molto più fresca sala delle conferenze messe a disposizione dall’Ambasciata dell’India a Roma.
L’organizzazione di questo evento di preparazione a quello del 21 giugno è iniziato circa un mese fa.
Ripercorrendo le fasi e i dettagli, sorrido e penso alla perfezione dell’energia che, se riconosciuta e assecondata, lega le nostre intuizioni alle nostre azioni.
Quest’anno l’evento che abbiamo proposto ha aperto le celebrazioni della settimana dello yoga, lo scorso anno è stato quello conclusivo e, come “attivista” del concetto -il caso non esiste- non mi è sfuggita l’osservazione!
L’energia che ha sostenuto l’evento di quest’anno, il quarto, è stata uniforme, consapevole e solida
come la forma che evoca, il quadrato. Mi viene in mente il primo chakra, la radice, la
base solida sulla quale poter costruire. Eravamo consapevoli, ordinati, uniformi e stabili.
E’ stato subito chiaro e indiscutibile che quest’anno chi avrebbe condotto le pratiche sarebbero stati due colleghi, uomini che senza esitazione hanno accettato generosamente.
Poi si è radunato il gruppo dei colleghi-collaboratori, assistenti, fotografi e, guarda caso….tutte donne. Questa separazione inclusiva mi ha affascinato. Si è formato un bel gruppo compatto e spumeggiante, pronto al confronto, solidale, interattivo ed ironico, molto serio ma mai serioso!
Arriviamo da ogni parte della città valicandone il confine esterno congestionato dal traffico del rientro dalla domenica “fuori porta”, al cuore deserto e sonnolento di una Roma afosa e distratta dalle telecronache dei mondiali di calcio.
E’ bello ritrovarsi sorridenti, insieme “nello yoga”.
Il pubblico comincia ad affluire e anche quest’anno sono tanti quelli che hanno scelto di accettare il nostro invito e condividere l’esperienza.
Arrivano sudati, già esausti dai chilometri percorsi, tutti ordinati ed entusiasti di esserci.
Si prende posto, si pratica, si suda, si partecipa, ci si aiuta, ci si ringrazia, si sorride, ci si abbraccia ci si saluta e….siamo tutte donne a parte i due conduttori delle pratiche e i sette uomini che si sono uniti al gruppo di 150 partecipanti.
“Divertente” penso. Decido che una volta a casa avrei cercato nel “mare nostrum” del web una risposta a questo fenomeno.
Come sempre trovo poco e come sempre, mi ritrovo a scartabellare nella libreria del mio studio. Sicuramente c’è una risposta da qualche parte! E trovo….
“Yoga: sostantivo sanscrito maschile”. -wikipedia-
Maschile in quasi tutte le lingue tranne che in spagnolo che è femminile….(anche il sole è maschile in tutte le lingue tranne che in tedesco che è femminile!)
“Fino a 40 anni fa lo yoga è stato appannaggio quasi esclusivo degli uomini che lo hanno praticato e diffuso. Ora la situazione si è capovolta” -M.Eliade-
E poi…
“La natura voleva che fosse la donna il suo capolavoro” -J.Ruskin-
“Lo yoga richiede molta elasticità e in questo il corpo delle donne è adatto allo scopo.” -B.K.S. Iyengar-
“Lo yoga è benefico sia per gli uomini che per le donne, ma le donne hanno bisogno dello yoga poiché le responsabilità che la natura ha loro imposto sono maggiori.” -G.S.Iyengar-
Risulta naturale per le donne partire dalla propria fisicità per trovarci dentro un linguaggio molto più profondo e simbolico. La vita è un miscuglio di felicità e infelicità, lo yoga è in grado di affrontare gioia e dolore con equanimità. Mi chiedo: “Questo le donne non lo sanno già da sempre?”
Impegniamoci nello yoga per imparare ed insegnare a “partorire” una coscienza nuova.
Alessandra Dechigi
INTERNATIONAL YOGA DAY 21 Giugno 2016
Le iscrizioni all’ INTERNATIONAL YOGA DAY del 21 giugno e
al pre-evento del 19 giugno
SONO CHIUSE
Si ricorda che l ‘ INTERNATIONAL YOGA DAY del 21 giugno si terrà
presso L’ Auditorium di Roma Parco Della Musica, Giardini Pensili.
La sessione aperta di Yoga si svolgerà dalle 18:00 alle 20:00.
Il pre-evento di domenica 19 giugno si terrà sulla terrazza dell’ Ambasciata Indiana a Roma
( via XX Settembre, 5) dalle ore 19.00 alle 20.30, per una sessione di yoga al tramonto.
Rimanete in contatto con l’ evoluzione degli eventi seguendo questo sito e la pagina Facebook
Cronache dal Polo Oncologico Regina Elena di Roma
Cronache dal Polo Oncologico Regina Elena di Roma di: Porzia Maria Favale
Al via la quinta stagione del laboratorio per pazienti oncologici al Regina Elena e San Gallicano di Roma. Dopo la pausa estiva, le lezioni del laboratorio coordinato dalla Federazione Italiana Yoga insieme all’Ufficio relazioni con il pubblico dei due Istituti di ricovero e cura della capitale, sono riprese il 7 ottobre scorso. Come nelle passate edizioni, anche per il laboratorio 2014/2015 l’iniziativa sta raccogliendo numerose adesioni: i partecipanti, quasi una ventina, sono in prevalenza pazienti in follow up dell’Istituto e degenti/ospiti in regime di ricovero o in day hospital. L’attività d’insegnamento viene svolta a titolo di volontariato da un gruppo di cinque insegnanti federali: Porzia Maria Favale, rappresentante regionale per il Lazio della FIY e coordinatrice del progetto, Gioia Croci, aiuto docente Istituto Superiore Formazione Insegnanti Yoga, Floriana Amati, Francesca Desideri e Massimo Olivieri. Leggi il seguito di questo post »
Riflessioni su aymsha – satya
Riflessioni su aymsha – satya di: Alessandra Dechigi
Sto ripiegando il mio tappetino. “Grazie Ale, oggi la lezione è stata più bella, più intensa. A lunedì” Le allieve si congedano.
Ricambio il saluto.
E’ incredibile quanto ci sia su cui riflettere alla fine di ogni lezione attraverso il “sentire” di chi ha praticato con me.
Durante il viaggio di ritorno a casa mi interrogo, sul commento gioioso che ho sentito; ripercorro mentalmente la lezione ed ecco che non serve elucubrare su quali siano state le posizioni proposte; tutto appare nella sua chiarezza: oggi ero veramente lì, io, con i miei limiti, le mie paure, i miei sentimenti e tutto il resto. Ho affrontato la pratica nella verità di me stessa e volendomi bene. Il resto è semplicemente accaduto. Leggi il seguito di questo post »
Il mare non si spezza
Il mare non si spezza di: Alessandra Dechigi
Succedono tante cose.
Concorrono tutte a farci essere quello che siamo; concorrono tutte alla vita.
Già, l’eterno presente che mi sfugge e mi fa scivolare piacevolmente nel passato, così confortante perchè già conosciuto e mi ostacola nella visione del futuro così oscuro e distante.
E’ in questi momenti che mi ritrovo a giudicare automaticamente quello che mi circonda. Mi scopro a catalogare le cose come in liste immaginarie di “buoni” e “cattivi”. Ovviamente metto tutti i “buoni” dalla mia parte e i “cattivi”…..lontani, sicuramente lontani!
Poi succede che Swami Kriyananda lasci il corpo e improvvisamente mi sento sola, la mia lista si svuota; incapace di catalogare, giudicare, incasellare, sono di fronte ad una frattura, una grande crepa nel susseguirsi degli eventi…”buoni e cattivi”. Io dove sono?
Scopro la mente che corre ai ripari: non si lascia mai andare! Ed ecco che, per esmpio, tutti quelli che si sottopongono alla mappatura genetica per farsi asportare preventivamente parti del corpo per scongiurare eventuali tumori, ritrovano il loro posto nella lista. Li giudico e sono “utili” a placare il mio senso di smarrimento. Leggi il seguito di questo post »