è l’ epoca della saggezza, è l’ epoca della follia;
è il tempo della fede, è il tempo del dubbio;
è la stagione della luce, è la stagione delle tenebre;
è la primavera della speranza, è l’ inverno della disperazione;
fronteggiamo mille cose, affrontiamo anche il vuoto;
stiamo salendo in cielo,
stiamo discendendo dall’ altra parte…”
Esattamente 8 anni fa il 29 settembre del 2012 all’ età di 96 anni Nan Huai-Chin lasciava questo mondo. Nan Huai-Chin era un insegnante spirituale della Cina contemporanea. È stato considerato da molti come la principale forza nel risveglio del buddismo cinese. Mentre Nan era considerato da molti in Cina uno dei più influenti insegnanti buddisti del Chan, era poco conosciuto al di fuori della sfera culturale cinese.Di seguito trascritto uno dei suoi discorsi più significativi e ancora attuali.
Nel mondo odierno, grazie allo sviluppo materiale promosso dall’ Occidente, si conduce un’ esistenza agiata, si abitano case comode, si circola ovunque facilmente.
A prima vista, sembra un’ epoca felice; eppure, lottiamo in una società competitiva, abbiamo paura di guerre micidiali, affoghiamo in un mare di desiderio incessante. Viviamo in realtà in un tempo di grande dolore mai conosciuto dalla storia umana. In questo contrasto di profusione materiale e di penuria spirituale, l’ uomo si trova a fronteggiare una grande crisi esistenziale.
Possiamo forse sentirci disarmati. ma non disperiamoci abbiamo la possibilità e la responsabilità di perpetuare le saggezze antiche che favoriranno lo sbocciare della nuova generazione. Per portare sulle nostre spalle la trave che servirà a costruire il ponte fra passato e futuro, dobbiamo rinnovare le fonti spirituali antiche dell’ Occidente e dell’ Oriente. Scegliere coloro che ci riveleranno un cibo spirituale per completarci, per arricchirci a vicenda. Dobbiamo favorire lo scambio fra le due culture in modo da affrontare tutti insieme la grande crisi dell’ umanità.
Per trattare i problemi attuali del pianeta quali l’ ambiente, la penuria di risorse naturali e la pace mondiale, vi propongo, all’ alba dei miei novant’ anni, un modo per procedere che mi sembra universale.
Prendiamo attentamente in considerazione una regola cosmica fondamentale: il cambiamento, la mutazione.
Prendiamo coscienza che la legge della natura, il Dharma del cosmo, la routine delle vite, subiscono tale regola. Nel mondo materiale e spirituale non c’è nulla che non cambi. Dobbiamo cogliere il principio di questa mutazione e seguirne il corso. Non seguitelo soltanto, abbiate anche la saggezza di prevederlo, di prepararlo, e di precederne le conseguenze.
La saggezza del Dao dice che nella corrente della vita non dobbiamo fare altro che seguirne il corso naturale. Se volete fermare il torrente impiegando la forza, perderete la vostra energia. Se andate contro la corrente, annegherete. I daoisti proseguono in questo modo:” Seguite il corso della vita, canalizzate il torrente, sarete trascinati nel buon senso, trarrete beneficio dalle cose senza difficoltà”.
A tutti coloro che vogliono consacrare la vita a preservare la natura, a rendere migliore il futuro del genere umano, va il mio invito a definire bene questo principio di mutazione e a trovare poi le proprie strategie…
Laozi diceva:” Giunto all’ estremo del vuoto, fermamente radicato nella quiete, mentre diecimila esseri nascono in un solo slancio, contemplo il ritorno. Gli esseri prosperano a gara, ma ritornano sempre alle radici. Ritornare alla propria radice è la quiete”.
Nel cambiamento, la quiete…
E’ facile perdersi nell’ uno dimenticando l’ altra. Ci sfiniamo a movimenti inutili, consumiamo tutte le nostre risorse naturali, sprechiamo le nostre energie in ogni sorta di eccessi, di lussi. Per mantenere in buona salute corpo e spirito, è indispensabile coltivare l’ arte del rimanere nella quiete.
Laozi diceva: ” Riuscite ad accordare il vostro corpo e la vostra anima affinchè procedano all’ unisono e non si separino? Riuscite a respirare il più profondamente possibile, il più armoniosamente possibile come un neonato?”.
Plachiamo la nostra agitazione, ritroviamo la pace, distesi come neonati. Ecco due metodi semplici.
-Le posizioni della meditazione possono avere novanta varianti. Ciò che importa non è la posizione ma lo sguardo all’ interno di sè, come uno specchio di ciò che accade nella vostra mente. Nella meditazione, la quiete.
-il canto del mantra vi aiuterà ugualmente a mettervi in comunicazione con la pace interiore. Udito il canto, ritornerete naturalmente alla calma. Se siete in alta montagna o nel deserto e intonate un mantra, la serenità che vi pervade si commuoverà fino alle lacrime. Non saranno lacrime di pena, ma di beatitudine, di gratitudine. Il vostro intero corpo si apre come un fiore, le preoccupazioni svaniscono.
Nella solitudine, la quiete.
In Cina, la parola che disigna la vita è ” Shengming”: ” Sheng” significa tutto ciò che racchiude la vita. ” Ming” tutto ciò che ha un’ anima. Ne parla il Buddha: corpo e anima sono uniti, sono uno. A che cosa ci conduce questa “vita”? Quali sono i suoi valori?
Sempre in Cina , un vecchio motto dice:” La vita è più leggera di una piuma, la morte più pesante di una montagna”. La tradizione antica influenza ancor oggi i paesi asiatici. Essa pone l’ accento sulla regalità, sulla pietà filiale, sulla fedeltà, sulla giustizia, sulla moralità. Veneriamo coloro che dedicano la loro vita agli altri, per far regnare la giustizia e la pace. La vita e la morte vengono così trascese.
Questa bella cultura antica, purtroppo, si cancella a poco a poco davanti al modernismo. La cultura attuale fa leva sulla vendita della conoscenza, del pragmatismo, scarta la tradizione…così tutti seguono il tran tran della vita, molti vivono senza vivere, senza radici ne cultura.
Qual’ è il senso dell’ esistenza, qual’ è il suo valore?
Le culture orientali e occidentali si trovano sconvolte: mentre lottiamo per la sopravvivenza dimentichiamo di vivere realmente…
E’ dovere degli intellettuali esprimersi. Ci si preoccupa di guadagnare sempre di più, ecco lo scopo della carriera. Nello Yijing la parola “carriera” significa darsi da fare per il benessere altrui. Il fare tutto per noi stessi non è altro che un mestiere, Cerchiamo di non dimenticare il vero senso della vita…
Se ci rendiamo conto che ” il mondo è per tutti”, senza ego, diventeremo invincibili…
Mozi insisteva sullo sviluppo della tecnologia: era un pioniere della scienza e dell’ architettura cinesi, impegnato anche nel mondo. Quando scoppiava una guerra da qualche parte, ci andava per protestare, per cercare di fermarla…Ha difeso per tutta la vita la causa della pace, rivendicando l’ amore. Il suo insegnamento rimane sempre attuale.
Affidandoci unicamente allo sviluppo tecnologico, finiremo nell’ abisso della sventura.
E’ tempo di riconciliare la scienza, l’ arte e le qualità spirituali. Il benessere deriva dall’ unità di queste tre cose. La speranza, da questa unità…
Discorso pronunciato da Nan Huajin nell’ ottobre 2006 al Taihu Great Learning Centre, Provincia di Jiangsu.
Non è stato un venerdì mattina consueto per chi ha varcato il grande portone del San Gallicano – Regina Elena. Oggi l’atmosfera era diversa.
I volontari di tante Associazioni insieme agli insegnanti della Federazione Italiana Yoga hanno dato il loro contributo per celebrare “la Giornata del Sollievo”.
“Esiste il dolore, ma esiste il modo di superarlo” dice il Buddha e questo è lo spirito che si è letteralmente respirato attraverso gli esercizi di rilassamento e di respirazione antalgica che a turno, gli insegnanti della FIY hanno offerto ai presenti interessati.
La respirazione è uno degli atti più importanti che vengono compiuti dal corpo, oltre che uno di quelli con il maggior numero di effetti diversi: un respiro ossigena le cellule, espelle gli scarti del metabolismo, aiuta a comunicare (sia verbalmente che non verbalmente, basti pensare agli sbuffi di noia), permette l’espressione artistica di sé, aiuta a rilassarsi.
Un altro effetto, non molto conosciuto ma potenzialmente molto interessante, della respirazione è il controllo del dolore. Sebbene sia famosa l’importanza delle tecniche respiratorie in momenti particolari come il travaglio, occasione in cui il respiro viene utilizzato per minimizzare i dolori delle partorienti, l’efficacia della respirazione antalgica va ben al di là di questo singolo contesto.
Gli effetti della respirazione antalgica (termine di provenienza greca che significa letteralmente “che contrasta il dolore”) sono da spiegarsi secondo due principali ordini di motivi. Il primo di essi, più strettamente correlato all’atto respiratorio, è legato ai movimenti muscolari compiuti durante la respirazione: i muscoli respiratori, soprattutto quelli accessori (addominali, dorsali, trapezi) giocano un ruolo importante nel mantenimento della corretta postura. Dal momento che l’equilibrio posturale aiuta a evitare il manifestarsi di dolori acuti e cronici, l’incidenza di questi ultimi può essere limitata semplicemente curando la respirazione.
In secondo luogo, è stato scientificamente provato come le tecniche di respirazione profonda, interagendo con i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, aiutino a raggiungere uno stato di rilassamento psicofisico che permette di tenere sotto controllo dolori anche intensi, come ad esempio quelli post-operatori o quelli legati alle lombosciatalgie.
Un esempio di tecnica di respirazione antalgica molto semplice da provare è quello della cosiddetta “respirazione 4-7-8”: 4 secondi di inspirazione, 7 secondi di pausa e 8 secondi di espirazione per rilassare il corpo e la mente e alleviare in breve tempo i dolori senza necessariamente ricorrere agli antidolorifici convenzionali, il tutto attraverso un’azione innata, semplice e naturale come la respirazione.
Il tema del sollievo dal dolore riporta al tema della libertà. Tutti stiamo imparando ad essere liberi e possiamo farlo solo comprendendo in che modo siamo prigionieri.
Ogni fenomeno fisiologico, psicologico o fisico può diventare una porta che conduce alla verità.
L’essenza della felicità è un corpo che non soffre e un cuore e una mente che non sono oppressi da ansia, paura e odio. Possiamo nutrire questa consapevolezza grazie al respiro.
Respira e sai che sei vivo.
Respira e sai che tutto ti aiuta.
Respira e sai di essere il mondo.
Respira e sai che pure il fiore respira.
Respira per te stesso e respiri per il mondo.
Inspira compassione ed espira gioia.
Respira e sii uno con l’aria che respiri.
Respira e sii uno col fiume che scorre.
Respira e sii uno con la terra che calpesti.
Respira e sii uno col fuoco che arde.
Respira e interrompi il pensiero di nascita e morte.
Respira e vedi che l’impermanenza è vita.
Respira per la gioia di essere stabile e calmo.
Respira per il dolore che scivola via.
Respira per rinnovare ogni cellula del tuo sangue.
Respira per rinnovare le profondità della coscienza.
Respira e prendi dimora nel qui e ora.
Respira e ciò che tocchi sarà nuovo e reale.
– Sister Annabel Laity –
di Alessandra Dechigi
Commento di Barbara Damiani
Insieme a me hanno condiviso questa esperienza Massimo Olivieri e Roberta Fucilli.
“Ho sempre pensato che lo Yoga fosse un sollievo da regalare alla mia vita e da quando sono insegnante anche ai miei allievi, e da quando partecipo come insegnante della Federazione alle lezioni presso l’ospedale IFO Regina Elena ho avuto la conferma del sollievo che lo yoga regala anche a persone che stanno attraversando una malattia importante.
L’esperienza di questi anni mi ha insegnato che lo stress e la fatica della malattia si può alleggerire aiutando a ritrovare il respiro e
liberando la mente . Per questo per la giornata del sollievo abbiamo partecipato per regalare un momento di rilassamento guidato
e attenzione al respiro.
Le brevi sessioni che abbiamo condiviso in questa giornata, con pazienti, parenti, volontari e operatori dell’ospedale sono state seguite da sorrisi, abbracci e ringraziamenti, e questo ci conferma ancora una volta l’importanza dello Yoga all’interno di un ospedale. ” Barbara Damiani
C’è bisogno di tempo per digerire gli alimenti del mondo.
C’è bisogno di tempo per metabolizzare un insegnamento.
Domenica scorsa sono stata nutrita parecchio, al limite “dell’indigestione”. La mia “tazza” era colma e sicuramente non grande abbastanza da contenere tutto ciò che scaturiva incessantemente dall’ incontro generoso con Swami Atmapriyananda.
Una frase resta brillante dentro di me che ha lasciato un’impronta forte che solo ora, a distanza di giorni, riemerge in tutta la sua forza: “Non siate mendicanti di gioia, ma siate i vostri stessi sovrani.”
E’ così che mi sento oggi: sovrana.
Una sensazione bellissima, rotonda, piena. Mi stupisco di non averla mai colta in modo così ampio e in questa ampiezza mi tornano alla mente altre frasi, altre verità ed il nutrimento ricevuto dallo Swami, quasi “esagerato” nell’immediatezza, rivela tutta la sua benefica potenza.
Sento la mia anima più tonica, flessibile e sana. Mi mancano parole appropriate per descrivere bene la rigenerazione che provo. Devo ricorrere a metafore che però sono troppo parziali….
Così, da sovrana come mi sento oggi, decido di ritirarmi in silenzio nel mio enorme spazio, come un bambino che ama la propria compagnia.
Ringrazio Swami Atmapriyananda della sua generosità e mi sento fortunata di averlo trovato sulla mia strada e mi auguro di poterlo incontrare di nuovo.
Sveglia ore 5.30, un buon bicchiere d’acqua e srotolo il tappetino.
Fuori ancora una città immersa nel buio, ovattata nel mantello di silenzio e che permette all’ immaginazione di vagabondare senza alcun freno.
Accanto a me anche il cuscino da meditazione, il mio adorato quaderno e la penna e i miei due gatti, spettatori della mia pratica quotidiana.
I piedi si adagiano nudi sul tappetino ed ecco emergere, in un attimo, la sensazione di libertà che percepisco ogni mattino in cui decido di lasciare fluire il corpo attraverso il respiro.
La pratica inizia libera da schemi, senza pensieri che si affollano, senza limiti se non quelli del mio corpo ancora addormentato in qualche muscolo; gli asana si inseguono lenti, prima assonnati, poi sempre più consapevoli.
Il respiro diventa profondo, cosciente, presente come la mia volontà e asana dopo asana ritrovo il corpo flessibile, la mente leggera e il cuore colmo di felicità.
Ebbene sì, perché quando sono sul tappetino io mi sento autentica.
Il cuscino da meditazione diventa il monte in cui mi rifugio dopo la pratica.
Scelgo ardha padmasana, la posizione del mezzo loto, per immergermi nella respirazione a narici alterne, nadi sodhana, per riportare il respiro nel giusto equilibrio e poi chiudere gli occhi, adagiare le mani sulle ginocchia e portare l’attenzione, la concentrazione in chidakasha e lasciarmi andare alla meditazione.
La sveglia sul cellulare mi richiama alla realtà, sono le 7, è ora di prepararmi per una nuova giornata di lavoro, con la consapevolezza di poter affrontare gioiosamente qualunque cosa la vita mi porta e mai da sola.
Sedute al tavolino di un bar anonimo, Porzia ed io parliamo animatamente.
L’organizzazione della Giornata Internazionale dello Yoga prende forma.
Le cose da fare sono tantissime.
Scrivo una lista.
La mia razionalità schematica mi offre regole sicure.
Il foglio si riempie.
Poi arrivano i caffè. Pausa.
Come tutte le amiche ci concediamo un po’ di follia e cominciamo a fantasticare, a scambiarci le sensazioni che ci regala questo impegno. Lo yoga al centro, al di là della pratica, al di là della forma. Le emozioni affiorano come un torrente impetuoso e nasce così, quasi per gioco, la voglia di poter riunire TUTTI nell’entusiasmo esplosivo del nostro momento ed ecco l’idea! Un nastro arancio da portare legato al polso: un simbolo.
Ho scelto con cura il nastro adatto: liscio, piacevole, allegro, sostenuto.
L’ho tagliato!
“Il mondo dei simboli è il mondo della vita. La vita lavora con i simboli e si manifesta tramite loro: ogni oggetto è un simbolo che contiene la vita.” dice Omraam Mikael Aivanhov.
Il simbolo non ha bisogno di ragione. In esso è racchiuso uno sfondo metafisico che presuppone segrete affinità, quasi una mistica contemplazione reciproca, tra il mondo visibile e il divino invisibile.
Marie-Madeleine Daiy diceva che “il simbolo crea un rapporto fra la sorgente originale dell’uomo e la sua finalità.”
Il simbolo è il filo d’oro che unisce la nostra realtà a quella iperuranica: il tempo all’eternità.
Il 21 giugno arrivo in Piazza del Campidoglio con il mio nastro arancio legato al polso. Via via che vedo gli amici, gli insegnanti e gli allievi, distribuisco il mio entusiasmo di esserci, legando un nastro arancio al polso di ognuno.
Questo gesto diventa “contagioso” e tutti vogliono un nastro arancio e… solo alcuni ne chiedono il significato. Stupiti e orgogliosi anche loro legano nastri arancio al polso dei presenti.
È bellissimo. In un attimo la Piazza è unita da un lunghissimo nastro arancio!
Anche l’Ambasciatrice Indiana,con emozionata gratitudine, accetta di essere “unita” attraverso quel nastro allo spirito dello Yoga che si impossessa della Piazza e trasporta il suo messaggio in alto,sostenuto dal Ponentino.
Ci riconosciamo nelle nostre diversità. Pratichiamo insieme con una sola anima. È fantastico.
Grazie a tutti Alessandra Dechigi
“Per riuscire a capire la vita, bisogna lavorare con i simboli e, inversamente, per scoprire i simboli e comprendere tutto ciò che essi contengono, bisogna vivere la vita.”
“Là dove le donne vengono rispettate, dimorano gli dei. Là dove sono disprezzate, tutte le azioni si vanificano.” – M.S. III, 55 –
Stiamo celebrando il quarto anno dello Yoga Day – IYD –
Domenica 17 giugno abbiamo praticato insieme sulla terrazza arroventata e nella molto più fresca sala delle conferenze messe a disposizione dall’Ambasciata dell’India a Roma.
L’organizzazione di questo evento di preparazione a quello del 21 giugno è iniziato circa un mese fa.
Ripercorrendo le fasi e i dettagli, sorrido e penso alla perfezione dell’energia che, se riconosciuta e assecondata, lega le nostre intuizioni alle nostre azioni.
Quest’anno l’evento che abbiamo proposto ha aperto le celebrazioni della settimana dello yoga, lo scorso anno è stato quello conclusivo e, come “attivista” del concetto -il caso non esiste- non mi è sfuggita l’osservazione!
L’energia che ha sostenuto l’evento di quest’anno, il quarto, è stata uniforme, consapevole e solida
come la forma che evoca, il quadrato. Mi viene in mente il primo chakra, la radice, la
base solida sulla quale poter costruire. Eravamo consapevoli, ordinati, uniformi e stabili.
E’ stato subito chiaro e indiscutibile che quest’anno chi avrebbe condotto le pratiche sarebbero stati due colleghi, uomini che senza esitazione hanno accettato generosamente.
Poi si è radunato il gruppo dei colleghi-collaboratori, assistenti, fotografi e, guarda caso….tutte donne. Questa separazione inclusiva mi ha affascinato. Si è formato un bel gruppo compatto e spumeggiante, pronto al confronto, solidale, interattivo ed ironico, molto serio ma mai serioso!
Arriviamo da ogni parte della città valicandone il confine esterno congestionato dal traffico del rientro dalla domenica “fuori porta”, al cuore deserto e sonnolento di una Roma afosa e distratta dalle telecronache dei mondiali di calcio.
E’ bello ritrovarsi sorridenti, insieme “nello yoga”.
Il pubblico comincia ad affluire e anche quest’anno sono tanti quelli che hanno scelto di accettare il nostro invito e condividere l’esperienza.
Arrivano sudati, già esausti dai chilometri percorsi, tutti ordinati ed entusiasti di esserci.
Si prende posto, si pratica, si suda, si partecipa, ci si aiuta, ci si ringrazia, si sorride, ci si abbraccia ci si saluta e….siamo tutte donne a parte i due conduttori delle pratiche e i sette uomini che si sono uniti al gruppo di 150 partecipanti.
“Divertente” penso. Decido che una volta a casa avrei cercato nel “mare nostrum” del web una risposta a questo fenomeno.
Come sempre trovo poco e come sempre, mi ritrovo a scartabellare nella libreria del mio studio. Sicuramente c’è una risposta da qualche parte! E trovo….
Maschile in quasi tutte le lingue tranne che in spagnolo che è femminile….(anche il sole è maschile in tutte le lingue tranne che in tedesco che è femminile!)
“Fino a 40 anni fa lo yoga è stato appannaggio quasi esclusivo degli uomini che lo hanno praticato e diffuso. Ora la situazione si è capovolta” -M.Eliade-
E poi…
“La natura voleva che fosse la donna il suo capolavoro” -J.Ruskin-
“Lo yoga richiede molta elasticità e in questo il corpo delle donne è adatto allo scopo.” -B.K.S. Iyengar-
“Lo yoga è benefico sia per gli uomini che per le donne, ma le donne hanno bisogno dello yoga poiché le responsabilità che la natura ha loro imposto sono maggiori.” -G.S.Iyengar-
Risulta naturale per le donne partire dalla propria fisicità per trovarci dentro un linguaggio molto più profondo e simbolico. La vita è un miscuglio di felicità e infelicità, lo yoga è in grado di affrontare gioia e dolore con equanimità. Mi chiedo: “Questo le donne non lo sanno già da sempre?”
Impegniamoci nello yoga per imparare ed insegnare a “partorire” una coscienza nuova.
Il 18 maggio 2018 è stata inaugurata a Roma “Casa San Raffaele”: circa 2mila mq, dieci appartamenti per un totale di 40 posti letto, sala colazioni e sala tv, modernamente arredati, per sentirsi a casa anche lontani dalla propria.
“Casa San Raffaele” nasce per aiutare e sostenere i familiari dei malati degli IFO Regina Elena – San Gallicano.
Il progetto è stato realizzato dalla Fondazione San Raffaele, ente no profit nato per aiutare lo sviluppo della scienza a servizio della medicina ed è rivolto a tutti coloro che si trovano costretti a sostenere lunghe cure oncologiche lontani da casa.
Il mondo del volontariato e del no profit aiuta le famiglie provate da questo dramma nel dramma, creando e gestendo strutture in grado di accogliere chi, oltre alla malattia, si trova a dover affrontare anche ingenti sacrifici economici, senso di abbandono, solitudine e smarrimento.
La Federazione Italiana Yoga che con l’aiuto e la generosità dei suoi insegnanti, da anni offre lezioni di Yoga gratuite ai malati oncologici dell’IFO, era presente all’inaugurazione di “Casa San Raffaele” per manifestare piena solidarietà alle iniziative realizzate per i più deboli.
Invio il mio personale pensiero positivo a tutti coloro che hanno come primo e unico obiettivo quello di superare e sconfiggere la malattia.
Fa proprio bene al corpo e all’anima! Praticare yoga in un convento, meditare sulla gentilezza amorevole ed entrare in contatto con la propria energia che in inverno sembra svanire ma di fatto cambia solo “posizione”. Ebbene si, siamo proprio come un albero che si spoglia delle sue foglie, sembra inaridito ma è più vivo che mai. È semplicemente concentrato sulle sue radici e la sua linfa, e con nuovo vigore si prepara ad esprimere con più forza tutta la sua vitalità. Siamo più riflessivi e meno espansivi. Le giornate sono fredde e corte perché il sole è molto più vicino alla terra, di certo meno illuminante ma non per questo meno energetico.
Monastero benedettine di Sant’Anna – Bastia Umbra
Il nostro respiro è molto più vicino a Dio di quanto pensiamo e un monastero di monache benedettine è molto più aperto sul mondo e sulle esigenze quotidiane dell’umanità di quanto la nostra idea di clausura possa immaginare.
Ecco solo alcune cose che ho avuto modo di sperimentare, scoprire o meditare in due giorni trascorsi nel cuore dell’Umbria, ad un passo da Assisi. Ancora una volta ho sperimentato quanto sia importante rivolgere attenzione a se stessi, muovere muscoli dimenticati, allungare articolazioni rattrappite da pensieri negativi e limitanti per aprirsi ad una nuova amorevole gentilezza innanzitutto verso la nostra persona, e poi verso coloro che ci sono intorno, nel qui ed ora e soprattutto al ritorno alla quotidianità.
È un esperienza proposta per il solstizio d’inverno che però Porzia, l’insegnante di yoga, ci ha riproposto in questo periodo.
È così che, 2 anni fa e poi di nuovo quest’anno, ci siamo ritrovate, amiche e colleghe, ognuna con il proprio bagaglio di stress: da lavoro, da prepensionamento, da instabilità economica, da famiglie complicate, da ferite dovute ai propri percorsi di vita e di malattia, per alcune anche di tumore, che sebbene superato lascia sempre la sua bella cicatrice. Ci accomuna la certezza dell’importanza di fare un dono a se stessi, ritagliarsi uno spazio, intimo ed esperenziale, riflettere su come siamo cambiate negli anni trascorsi e come vorremmo essere negli anni a venire.
Ancora una volta prendiamo coscienza che è il respiro il grande protagonista assoluto. Abbiamo respirato, ebbene sì, come purtroppo non facciamo di solito. Ci siamo concentrate su quello che è l’atto essenziale della vita e che, nella sua apparente fievolezza, è il perno dell’energia vitale. E’ il primo atto alla nascita e da quel momento è l’impulso necessario a muscoli, visceri, cuore e mente per pulsare, drenare, connettere in un costante lavoro che rinnova ogni nostra singola cellula fino a quell che sarà l’ultimo respiro..
La location, un monastero del ‘600 con una energica Abbadessa di 39 anni, ed in aggiunta gli affreschi di Cimabue e Giotto, illustrati da un francescano siciliano in una breve visita alla basilica del santo patrono d’Italia, mi hanno aperto ulteriormente cuore e mente. Il tutto ha toccato corde profonde, di corpo e anima, su cui il mio inconscio continua a riflettere ed operare.
Sembrava che arrivassero in sordina, silenziosi, quasi titubanti.
Ci siamo salutati sottovoce e abbiamo steso i tappetini ordinatamente nella sala congressi dell’Ambasciata dell’India a Roma, luogo ormai familiare.
La pioggia, il traffico e il lungo fine settimana dell’Immacolata, non hanno fermato la voglia di esserci, di essere presenti e testimoni della seconda edizione dell’Evento “Aspettando il solstizio d’inverno”. Leggi il seguito di questo post »
Abbiamo accolto le richieste di chi non era riuscito ad entrare nel w.e. di Yoga ed Energia del 02 e 03 dicembre 2017 e replicato lo stage, sabato 20 e domenica 21 gennaio 2018
YogaedEnergia
Sabato 20 e Domenica 21 gennaio 2018, ci ricaricheremo di energie positive e benefiche per il corpo e la mente, per affrontare nel modo migliore il nuovo anno!
L’ appuntamento è in uno dei luoghi più amati da noi tutti , saremo infatti ospitati presso il Monastero Sant’ Anna a Bastia Umbra ( Assisi) . Un luogo particolarmente affascinante, dedicato da secoli alla meditazione e alla preghiera , all’ interno del quale si lavora circondati da Energie particolarmente profonde e percepibili. Leggi il seguito di questo post »