Origine dello Yoga
Riflessioni sulla Giornata Internazionale dello Yoga
di Alessandra Dechigi
Una volta un maestro chiese a tutti noi che pendevamo dalle sue labbra, quale fosse la cosa che tutti gli uomini desiderano e difficilmente ottengono, indipendentemente dallo stato sociale o dal luogo di nascita… “Facile” disse lui, “la pace”.
Ogni essere umano dice: ”Io voglio la pace” senza ottenerla, Perché?
“Facile” disse il maestro, “togliamo l’ego – IO- , togliamo lo sforzo legato al -VOGLIO- e cosa resta? La pace, appunto”
Le sue parole rimasero stampate nella mia mente.
Lo scorso 21 giugno ho partecipato alle celebrazioni per la Giornata Internazionale dello Yoga a Roma. Come ogni anno i preparativi sono stati impegnativi per tutti quelli che si sono resi disponibili per rendere possibile l’evento: l’Ambasciata dell’India a Roma, la Federazione Italiana Yoga, Sarvayoga International e le altre associazioni con le quali si condividono oneri ed onori da sette anni senza interruzione.
- 2015 ci siamo radunati nei locali dell’Ambasciata. Abbiamo praticato con entusiasmo e stupore per quella “novità” alla quale eravamo chiamati a partecipare. Abbiamo gettato le basi per il cammino che ci accingevamo a percorrere.
- 2016 il prato dei giardini dell’Auditorium ha fatto da sfondo alla pratica condotta a turno dai rappresentanti delle associazioni partecipanti, ognuna riconoscibile per le differenze formali nella pratica. La bellezza del luogo ha amplificato il piacere di essere insieme.
- 2017 i giardini pensili dell’Auditorium Parco della Musica erano stracolmi di partecipanti e la lezione di protocollo è stata condotta ancora a turno dagli insegnanti che si sono avvicendati sul palco, ma la OM alta e potente è stata l’azione energica che ha decretato in ognuno di noi un momento intimo di svolta.
- 2018 Piazza del Campidoglio. Un nastro arancio ha unito il cuore e la mente di ognuno dei praticanti. La lezione di protocollo ha avuto una sole voce e l’armonia si è sentita forte, alta, sottile. In piazza si respirava emozione ed amore.
- 2019 Piazza del Campidoglio. Molta più partecipazione consapevole. C’è stato spazio per tutti, praticanti e curiosi. Ognuno si è sentito libero di esprimersi nella condivisione. Abbiamo vissuto insieme un momento creativo.
- 2020 La pandemia non ha interrotto il filo che unisce. In pochissimi abbiamo praticato la lezione di protocollo con attenzione e intimità sulla terrazza che ci ha messo a disposizione l’Ambasciata dell’India. Determinazione e fiducia ci hanno fatto superare tutti gli ostacoli che ci siamo trovati a fronteggiare.
- 2021 Castel Sant’Angelo è stato il luogo che ha permesso il ritorno alla vita, a praticare in presenza, cercando di bilanciare la sicurezza con la voglia di ritrovarsi vicini. Ci siamo sentiti accolti dalla nostra città che si stava riaffacciando timidamente alla vita abituale.
- 2022 Castel Sant’Angelo. Roma congestionata e piena di turisti in un giorno infrasettimanale, traffico, niente parcheggi e le solite cose che ricominciano dopo così tanto tempo di stasi. Piccoli intoppi organizzativi, ritardi, caldo asfissiante, echi di guerra, crisi economica…e chi più ne ha più ne metta. Eppure, eravamo in tantissimi, sorridenti, uniti e disponibili, aperti e senza aspettative. Difficile da descrivere il clima, l’armonia che abbiamo respirato. Tutti uniti in un’unica voce, nel presente senza ego e immersi nell’ahimsa. Abbiamo respirato la pace.
03 febbraio 2021 iniziano i Laboratori di Meditazione
I Laboratori di Meditazione ( livello base ) inizieranno ONLINE
mercoledì 03 febbraio 2021, dalle ore 19:00 alle ore 21:30.
Quattro Stages dedicati alla meditazione della durata di 2 ore e 30 ciascuno con un break di 15 minuti .
Ogni stage affronterà il tema specifico con la teoria e con la pratica.
I Laboratori saranno tenuti ONLINE in diretta dall’ Insegnante federale:
Porzia Maria Favale ( Rappresentante della FIY per Roma e Lazio)
Yoga Mentale mercoledi 3 febbraio 2021 ( 19:00 – 21:30)
Psicologia mercoledi 24 febbraio 2021 ( 19:00 – 21:30)
Meditazione mercoledi 17 marzo 2021 ( 19:00 – 21:30)
Mantra mercoledi 7 aprile 2021 ( 19:00 – 21:30)

I 4 Laboratori di Meditazione sono inseriti all’ interno di un percorso più ampio iniziato a Novembre 2020 che è il ” Ciclo dei Sette” formato da 8 incontri . ( 7+1) .
Chi decide di frequentare il 4 Laboratori, avrà la possibilità di completare il percorso il prossimo anno e arrivare all’ attestato con una integrazione degli incontri mancanti.
Potete richiedere il programma dettagliato dei Laboratori di Meditazione compilando il modulo di seguito:
Quattro laboratori dedicati per prepararsi ad affrontare adeguatamente uno dei più discussi argomenti di questi ultimi anni da molti illustri rappresentanti della Scienza e della Medicina tradizionale. La meditazione sembra avere un effetto sull’azione dei geni, sulla loro espressione. Un team internazionale di ricercatori che opera nel Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell’Istituto nazionale dei tumori (Int) di via Venezian a Milano, ha analizzato un gruppo di meditatori esperti, sottoponendoli a un prelievo prima e dopo una sessione di meditazione. Dalla ricerca è emerso che si inibiscono i geni dell’infiammazione e che vengono modificati anche i geni che regolano l’acetilazione degli istoni, enzimi che consentono o bloccano la lettura del Dna. E, come l’ambiente e gli stili di vita, influenzano l’epigenoma che avvolge il genoma come una capsula-filtro. Come in un computer il software rispetto all’hardware. Protezione sì, ma anche interazione. L’epigenoma è come un interruttore che accende e spegne geni in base alle sollecitazioni del micro e del macro-ambiente. Ecco allora che se il Dna del genoma è il Karma, cibo e pensiero tramite l’epigenoma possono sfidare il Karma……..( fonte : rivista NEUROSCIENZE del Corriere della Sera )
Mercoledì 11 novembre 2021: il Ciclo dei Sette
Il Corso ” Il Ciclo dei Sette”
livello base partirà ONLINE
mercoledì 11 novembre 2020 dalle ore 19:00 alle ore 21:30
E’ ancora possibile inserirsi nel Gruppo
Il Ciclo dei Sette è un progetto nato per permettere di avvicinarsi a questa splendida disciplina nella sua totalità , quindi con la teoria e con la pratica anche se non si può seguire un classico corso settimanale. I gruppi saranno molto piccoli ( Min. 5 Max. 10 partecipanti) per permettere all’ insegnante di poter seguire ciascun allievo anche singolarmente.
La nuova modalità ONLINE permetterà all’ allievo la frequentazione senza spostarsi da casa e in tutta sicurezza.
Il progetto è anche un valido percorso di approfondimento teorico-pratico che avvia in modo corretto al possibile inserimento nei corsi di Formazione Superiore Insegnanti di Yoga ISFIY che si tengono a Roma ogni 3 anni.
Sette stage in sette mesi e un ottavo incontro per l’ “Unione dei Sette” con Attestato finale di partecipazione.
Un incontro al mese per trattare nella teoria e con la pratica i sette argomenti base dello Yoga classico o Hatha Yoga.
Ogni stage sarà dedicato ad un unico argomento e avrà la durata di 2 ore e 30 con un break di 15 minuti.
Gli argomenti che saranno trattati sono i seguenti:
Asana; Pranayama; Alimentazione; Psicologia; Yoga Mentale; Meditazione ; Mantra ; Unione dei Sette
Il corso sarà tenuto ONLINE da Porzia Maria Favale Rappresentante Regionale della Federazione Italiana Yoga e facente parte del corpo insegnanti ISFIY ( Istituto Superiore Formazione Insegnanti Yoga)
Compilare il modulo di seguito per ricevere il programma dettagliato del corso .
Il gruppo della domenica è in attesa perchè ancora non è stato raggiunto il numero minimo di partecipanti.
Il Corso ” Il Ciclo dei Sette” livello base partirà
mercoledì 11 novembre 2020 dalle ore 19:00 alle ore 21:30
Calendario degli appuntamenti:
mercoledi 11 novembre 2020 asana
mercoledi 2 dicembre 2020 pranayama
mercoledi 13 gennaio 2021 alimentazione
mercoledi 3 febbraio 2021 yoga mentale
mercoledi 24 febbraio 2021 psicologia
mercoledi 17 marzo 2021 meditazione
mercoledi 7 aprile 2021 mantra
mercoledi 5 maggio 2021 unione dei sette
Calma la mente e l’ anima ti parlerà (Ma Jaya Sati Bhagavathi)
Quando ci si rilassa al punto che la frequenza delle onde cerebrali rallenta fino allo stato alfa, il chakra del cuore, ritenuto sede dell’anima e dell’amore, comincia ad aprirsi.
Anahat Chakra, localizzato nel cuore, il luogo in cui risuona il mistico suono ottenuto senza percussione, eco della prima vibrazione dell’universo in procinto di manifestarsi, il luogo in cui ogni coppia di contrari può trovare la pacificazione ed essere in perfetta armonia grazie all’energia del cakra: l’AMORE supremo .
Per raggiungere questo scopo, fondamentale è il processo di educazione della mente.
In genere la mente, che è senza disciplina, viene occupata da molti pensieri contemporaneamente: famiglia, affari, salute, desideri, lavoro, paure, speranze. Si creano vortici (vrtti) alla cui origine contribuiscono le 5 matrici che condizionano la mente sia nelle scelte che nell’orientamento dei processi mentali : i Klesha , nodi della mente, che inducono sofferenza.
E’ soltanto privilegio dello Yogi, dotato di una mente ferma, nutrire un pensiero alla volta e trattenerlo per tutto il tempo che desidera. Egli sa che il pensiero è la più potente arma a sua disposizione e può sfruttare l’uso di questa forza per incalcolabili possibilità. Riuscire ad osservare la mente mostra che moltissimi pensieri sono inconsistenti, eppure la mente vaga incessantemente tra essi, mentre pensieri illuminanti aiutano a riflettere e a migliorare la vita.
Bisogna imparare a liberare la mente da inutili informazioni e inutili pensieri mondani colmandola di pensieri divini che ci riconducano alla nostra natura di puro spirito, l’eterno ed immutabile Atman , per distaccarci dalla nostra tendenza ad identificarci con la nostra natura materialista . Un pensiero divino rende il cuore saldo e la mente forte. Esso illumina il volto, specchio della mente. Un pensiero negativo incide un segno profondo sul viso offuscandolo . Soprattutto gli occhi – specchio dell’anima – mostrano la condizione e il contenuto della mente.
Noi diventiamo ciò che pensiamo. Il pensiero costituisce il nostro mondo interiore.
Pensieri sani ci mantengono sani, mentre pensieri di fragilità, di disfunzioni, disfacimento e distruzione non aiuteranno certamente a godere di buona salute, equilibrio ed armonia. Infatti il corpo è unito alla mente, invece di esserne sua controparte. I pensieri influiscono sul corpo. Ogni pensiero procura nella mente una vibrazione che poi si trasmette al corpo fisico.
L’attività delle cellule nervose produce delle trasformazioni chimiche ed elettriche derivanti dal pensiero. Pensieri di odio, gelosia, ansia, ira ,aggressività, invidia, distruggono effettivamente cellule del corpo, provocando malattie al cuore, fegato, reni, stomaco, ecc.
Qualunque pensiero si possa coltivare, che si sia conscio o meno, la legge universale di attrazione continuerà ad agire, attirando su se stessi, quanto corrisponde al pensiero dominante, poiché la mente ha un “potere di attrazione”. Inoltre, il pensiero lascia il cervello e si libra nello spazio, dando origine a delle vibrazioni nel Manas, atmosfera mentale, dirigendosi in tutti sensi.
Un vero Yogi, tramite le vibrazioni dei suoi pensieri, aiuta a purificare il mondo, penetrando silenziosamente nella mente di migliaia di persone.
Un vero Yogi ed i Mahatma aiutano l’umanità con le loro vibrazioni spirituali e la loro aura magnetica trasmettendo alle persone più adatte i loro messaggi per mezzo della telepatia, comunicazione considerata paranormale ma che per loro è normale e semplice. Le vibrazioni dei pensieri viaggiano più veloci della luce e dell’elettricità…… Tutti noi possiamo inviare nell’atmosfera mentale pensieri purificanti, d’amore, di felicità, bontà, misericordia, fiducia, che possano ispirare tutte le persone sensibili alla loro ricezione.
Calmare la mente è dunque agire sui pensieri. I pensieri superflui e nocivi sono soltanto un ostacolo alla crescita interiore. Soprattutto non lasciamo che la mente resti invischiata nelle vecchie abitudini e abbandoniamo la paura di pensare in modo diverso dagli altri. Restiamo gentili. Rifiutiamo che il mondo ci renda insensibili, che la sofferenza ci lasci odiare, che l’amarezza rubi la dolcezza.
E’ necessario impegnarsi nella disciplina del pensiero. Non sarà facile poiché i pensieri frivoli e mondani, tutta la gamma di pensieri legati a sentimenti negativi assilleranno la mente anche quando si cerca di praticare lo yoga e la vita spirituale.
Meta altrettanto difficile è sviluppare la saggezza. Non basta la sola volontà o il solo desiderio di essere saggi. La saggezza non è solo un pensiero intellettuale. Occorre la consapevolezza di ciò che pensiamo, delle nostre azioni, delle nostre parole, consapevolezza che può sorgere solo da uno stato di calma interiore.
Ma la mente vuole sempre qualcosa ed è in continua ricerca . E lo fa attraverso i sensi ma non soddisfa mai la sua fame. La via per soddisfare la mente non è quella di andare fuori ma di rivolgerla verso l’interno.(Svadhyaya – educazione dell’io – studio di sé stessi )
La conoscenza del Sé è un immenso tesoro e la meditazione e lo studio dei testi sacri sono la chiave per accedervi . La meditazione ci porta a distaccarci da tutti i pensieri dispersivi ,dalle onde dell’ira ,dell’invidia, della gelosia, dell’odio, nemiche della pace e della saggezza. Raggiungiamo la purezza della mente liberando il campo dai pensieri negativi seminando quelli buoni, coltivandoli anche con i Mantra e il Pranayama.
Quando meditiamo dobbiamo prima di tutto sentire la volta cranica fluida. Se abbiamo il cranio contratto non possiamo meditare . Liberiamo il capo dalle tensioni sottili che sono situate nelle ossa craniche, strutture mobili al pari dei polmoni e della cassa toracica, rilassiamo le ossa temporo mandibolari che si muovono in modo impercettibile, come le branchie dei pesci. Poi attraverso un opportuno pranayama giungiamo alla coerenza cuore – cervello coinvolgendo il cuore , considerato come terzo cervello, col suo sistema nervoso indipendente. Il cuore nient’altro che un muscolo per il materialismo scientifico , è centro di saggezza nella medicina cinese e nei Veda mediatore tra cielo e terra.
La meditazione è uno “stato” (Krisnamurti), un” tornare a casa” (Osho), un piacevole librarsi nel vuoto. Attraverso le pratiche Yoga e con molto impegno, possiamo creare le condizioni favorevoli per sviluppare consapevolezza e disciplina interiore, dare forza, equilibrio e stabilità al corpo e alla mente per ottenere la giusta energia necessaria a sostenere stati di coscienza espansa.
Osservando lo stato della mente, stacchiamoci dai nostri pensieri quotidiani, non per annullarli, ma per permettere al profondo di manifestarsi liberamente. Attraverso l’osservazione del pensiero, acquietando i tumulti, calmando le emozioni, concentrandosi su un unico pensiero o un mantra, restando indifferenti ai pensieri molesti affinchè scompaiano da soli, senza controllare o costringere, senza giudicare, entriamo nel nostro mondo interiore, apriamo il nostro chakra del cuore all’amore incondizionato, quel tipo di amore che non si aspetta ritorno, ma che solo allora riceve .
Ascoltiamo la nostra anima . L’anima, metafora del piccolo, più piccola del piccolo, perché invisibile (Hillman). Entità non misurabile, poiché non è una sostanza e non è una forza, anche se noi siamo chiamati dalla forza delle sue pretese, comprendibile non con mezzi fisici ma solo con un sentimenti aperti al sacro. L’anima,ciò che si riesce a percepire nel profondo,che permette di superare le barriere della mente e della razionalità .
E solo allora riusciremo a percepire la differenza tra il nostro Ego e il nostro Atman, ad entrare nella sua luce, a conoscere quella dimensione in cui non esiste conflitto e non esiste tempo.
AUGURI!
di Alessandra Dechigi
Nell’antica Roma e fra gli Etruschi esisteva un tipo di sacerdote il cui compito era interpretare la volontà degli dèi dal volo degli uccelli: questi erano gli àuguri che non divinavano la volontà celeste in astratto, ma solo se una decisione o un atto già compiuti la incontrassero o meno.
Oggi, più nessuno contempla il volo degli uccelli per trarne auspici e l’augurio rimane un desiderio, una buona speranza che si esprime in occasioni speciali, come se si conoscesse già un volere delle divinità che sia corrispondente a ciò che si augura.
E’ suggestivo pensare che chi ci ha preceduto, persone come noi ma con credenze e stili di vita diversi ci abbia lasciato in eredità idee e modi di dire così duraturi, tanto quanto i loro più longevi edifici e necropoli. Ogni augurio ha una radice profondissima e cosi ogni parola è l’antica sedimentazione di altre parole pronunciate da chi allora come noi adesso, condivide lo stesso cielo e la stessa terra.
Il fine settimana del 2-3 Novembre 2019 è stato intenso ed emozionante.
La sede prestigiosa dell’Ambasciata dell’India a Roma ha fatto nuovamente da
cornice al prezioso evento federale della consegna dei diplomi FIY ai nuovi insegnanti e l’inizio del corso accademico ISFIY per nuovi aspiranti.
Conclusione e inizio uniti nel tempo e nello spazio nel vero spirito yogico della condivisione.
Annicchiarico Elisabetta, Borrelli Loredana, Caproni Sandra, Carovillano Lia Casciaro Giovanni, Cignitti Sara, Cocozza Guido, De Vita Paola, Donati Nazareno Patrizio, Galluzzo Gaia, Grava Maura, Guerrera Sara, Morotti Lucia, Martucci Daniela, Mentali VAsco, Saraceni Valentina, Tinelli Sabrina si sono avvicendati sul palco e hanno ricevuto il diploma dal Presidente FIY Eros Selvanizza, gli abbracci e i complimenti dagli insegnanti FIY Favale Porzia, Migliarino Loretta, Olivieri Massimo, Sciuto Rosa, Velletrani Alessia, gli applausi dalla platea dei neo-iscritti.
Ognuno ha condiviso un pensiero, un sentimento, un’emozione, un ricordo, l’esserci.
L’alternanza dell’inizio e della conclusione ha tracciato spunti per parlare di pazienza, coesione, semplicità e autenticità.
Tutto è stato
autentico, vero e unitario: gli allievi, gli insegnanti, le emozioni e soprattutto l’insegnamento.
Ognuno dei presenti ha potuto sperimentare le virtù della pratica di Satya: nessuno desiderava qualcosa, ma tutti eravamo partecipi d
i un senso comune di appartenenza e il tempo passato insieme non è stato semplicemente Kronos, ma si è svelato nella su
a più profonda essenza di Kairos.
A chi sa viaggiare sul piano delle non-resistenze, la vita offre doni e grazie infinite.
Allora un maestro disse: Parlaci dell’Insegnamento.
Ed egli disse:
Nessuno può rivelarvi se non quello che già cova semi addormentato nell’albore della vostra conoscenza.
Il maestro che passeggia all’ombra del tempio, tra i seguaci, non elargisce la sua saggezza,
ma piuttosto il suo amore e la sua fede.
Se egli è saggio veramente, non vi offrirà di entrare nella casa della propria sapienza;
vi condurrà fino alla soglia della vostra mente.
L’astronomo può parlarvi di come intende lo spazio, ma non può darvi il proprio intendimento.
Il musicista può cantarvi il ritmo che è dovunque nel mondo,
ma non può darvi l’orecchio che ferma il ritmo, né la voce che gli fa eco.
E chi è versato nella scienza dei numeri può descrivervi le regioni dei pesi e delle misure,
ma non può condurvi laggiù.
Perché la visione d’un uomo non può prestare le sue ali a un altro uomo.
E come ciascuno di voi sta da solo nella sapienza di Dio,
così ciascuno di voi deve essere solo nel suo conoscere Dio, e nel comprendere la terra.
Kahlil Gibran – Il Profeta – L’Insegnamento
Alessandra Dechigi
E’ il momento della Shakti
di Alessandra Dechigi
Queste sono state le parole con le quali il presidente federale Eros Selvanizza ha dato inizio al convegno FIY svoltosi a Calambrone il 4-5-6-ottobre scorsi, dal titolo “Yoga:patrimonio dell’umanità”.
E’ a metà del 19° secolo che lo yoga entra in Occidente, con il celebre intervento di Swami Vivekananda al parlamento mondiale delle religioni.
Ora lo yoga in Occidente ha bisogno della sua fonte.
L’impegno di Antonietta Rozzi nel ricercare questa sorgente è stato premiato con il grande riconoscimento da parte del Primo Ministro e di tutto il governo indiano.
Vivekananda diceva che ci si eleva solo attraverso l’istruzione. Ed è così.
L’istruzione è un atto femminile, inclusivo, di ascolto e comprensione; L’istruzione concorre a mantenere l’equilibrio dinamico del divenire, della vita.
La disciplina dello yoga risponde perfettamente a tutti i canoni educativi che richiede l’istruzione di cui parlava Swami Vivekananda, ma senza uno “standard” lo yoga rischia la volgarizzazione.
E’ per questo che l’era attuale richiede di associarci per progredire. Accademia e pratica non possono essere disgiunte, tornare alla sorgente per ricaricare di energia il lavoro attuale è fondamentale.
Qualcuno ha detto che in India sono stati presi i mattoni per costruire la nostra casa qui e la casa, il focolare rimandano a quel concetto di Shakti che ha permeato l’intero convegno di Calambrone.
Yoga patrimonio dell’umanità, dunque dovere del padre, ma senza “matrimonio”, cioè dovere della madre, non può esserci un padre.
Il grande impegno di Antonietta Rozzi nel tornare alla fonte, in India dove tutto ha avuto inizio, rinnovare i voti di un matrimonio indissolubile fra India e Occidente, ha un grande valore energetico e riequilibrante.
Gli indiani d’America usavano il Calumet per associarsi: il braciere, simbolo femminile dove si bruciavano erbe aromatiche e il cannello simbolo maschile attraverso il quale aspirare e condividere.
Mi sento grata per aver avuto accesso a questo Calumet virtuale che ancora emana il suo profumo.
Alessandra Dechigi
21 giugno 2019
21 GIUGNO 2019 di Alessandra Dechigi
Quanto dista Roma da Delhi? Da Londra, Boston, Hong Kong e Manila?
Qualunque sia la distanza, verrebbe misurata da qui, dal centro di questa piazza, sul colle più prestigioso della nostra città: il Campidoglio.
Se penso alla storia che è impregnata in questo luogo ho quasi un senso di smarrimento.
Penso alla diffusione dell’Impero Romano, dei costumi, la lingua, i valori e mi sento nel “punto zero”, con il tappetino steso sotto la statua di Marco Aurelio.
Oggi siamo partecipi della storia di questa piazza con l’intenzione di accorciare le distanze: di essere tutti in un punto; senza distanze.
Sono l’acqua della goccia, senza paura di evaporare nella solitudine del mio limite spaziale.
Sento forte il valore dell’unità dei colori nel raggio di luce e del sentimento di pace che avvolge il mondo da questo “punto zero”.
Il sankalpa è sincero e la OM potente.
Nella Giornata Mondiale dello Yoga, nel cuore di Roma, in piazza del Campidoglio abbiamo scritto con il nostro nastro arancio un’altra pagina di storia dell’Umanità.
Alessandra Dechigi
Tutte le foto della magnifica giornata in piazza del Campidoglio da vedere nella Galleria dedicata sulla barra a destra di ogni pagina del sito.
16 giugno
di Alessandra Dechigi
“E ora lo yoga” dice il testo.
L’autodeterminazione, il tapas e il desiderio di esserci ci fanno stendere i tappetini uno vicino all’altro oggi, giornata di inizio della settimana dello yoga.
Condividere l’esperienza e abbandonare ogni preconcetto sarà la nostra pratica di preparazione al giorno del Solstizio d’estate venerdì 21 giugno, la giornata durante la quale lo yoga farà il giro del mondo e noi siamo i testimoni,
La resa e l’unione sono la nostra sfida.
Ora chiediamoci chi vogliamo essere: la goccia d’acqua o l’acqua della goccia?
Buona pratica.
di Alessandra Dechigi
Per la visione di tutte le foto dell’ Evento, è stata pubblicata la Galleria nella colonna a destra del sito visibile su ogni pagina.
La Giornata del Sollievo venerdì 24 maggio 2019
di Alessandra Dechigi:
Non è stato un venerdì mattina consueto per chi ha varcato il grande portone del San Gallicano – Regina Elena. Oggi l’atmosfera era diversa.
I volontari di tante Associazioni insieme agli insegnanti della Federazione Italiana Yoga hanno dato il loro contributo per celebrare “la Giornata del Sollievo”.
“Esiste il dolore, ma esiste il modo di superarlo” dice il Buddha e questo è lo spirito che si è letteralmente respirato attraverso gli esercizi di rilassamento e di respirazione antalgica che a turno, gli insegnanti della FIY hanno offerto ai presenti interessati.
La respirazione è uno degli atti più importanti che vengono compiuti dal corpo, oltre che uno di quelli con il maggior numero di effetti diversi: un respiro ossigena le cellule, espelle gli scarti del metabolismo, aiuta a comunicare (sia verbalmente che non verbalmente, basti pensare agli sbuffi di noia), permette l’espressione artistica di sé, aiuta a rilassarsi.
Un altro effetto, non molto conosciuto ma potenzialmente molto interessante, della respirazione è il controllo del dolore. Sebbene sia famosa l’importanza delle tecniche respiratorie in momenti particolari come il travaglio, occasione in cui il respiro viene utilizzato per minimizzare i dolori delle partorienti, l’efficacia della respirazione antalgica va ben al di là di questo singolo contesto.
Gli effetti della respirazione antalgica (termine di provenienza greca che significa letteralmente “che contrasta il dolore”) sono da spiegarsi secondo due principali ordini di motivi. Il primo di essi, più strettamente correlato all’atto respiratorio, è legato ai movimenti muscolari compiuti durante la respirazione: i muscoli respiratori, soprattutto quelli accessori (addominali, dorsali, trapezi) giocano un ruolo importante nel mantenimento della corretta postura. Dal momento che l’equilibrio posturale aiuta a evitare il manifestarsi di dolori acuti e cronici, l’incidenza di questi ultimi può essere limitata semplicemente curando la respirazione.
In secondo luogo, è stato scientificamente provato come le tecniche di respirazione profonda, interagendo con i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, aiutino a raggiungere uno stato di rilassamento psicofisico che permette di tenere sotto controllo dolori anche intensi, come ad esempio quelli post-operatori o quelli legati alle lombosciatalgie.
Un esempio di tecnica di respirazione antalgica molto semplice da provare è quello della cosiddetta “respirazione 4-7-8”: 4 secondi di inspirazione, 7 secondi di pausa e 8 secondi di espirazione per rilassare il corpo e la mente e alleviare in breve tempo i dolori senza necessariamente ricorrere agli antidolorifici convenzionali, il tutto attraverso un’azione innata, semplice e naturale come la respirazione.
Il tema del sollievo dal dolore riporta al tema della libertà. Tutti stiamo imparando ad essere liberi e possiamo farlo solo comprendendo in che modo siamo prigionieri.
Ogni fenomeno fisiologico, psicologico o fisico può diventare una porta che conduce alla verità.
L’essenza della felicità è un corpo che non soffre e un cuore e una mente che non sono oppressi da ansia, paura e odio. Possiamo nutrire questa consapevolezza grazie al respiro.
Respira e sai che sei vivo.
Respira e sai che tutto ti aiuta.
Respira e sai di essere il mondo.
Respira e sai che pure il fiore respira.
Respira per te stesso e respiri per il mondo.
Inspira compassione ed espira gioia.
Respira e sii uno con l’aria che respiri.
Respira e sii uno col fiume che scorre.
Respira e sii uno con la terra che calpesti.
Respira e sii uno col fuoco che arde.
Respira e interrompi il pensiero di nascita e morte.
Respira e vedi che l’impermanenza è vita.
Respira per la gioia di essere stabile e calmo.
Respira per il dolore che scivola via.
Respira per rinnovare ogni cellula del tuo sangue.
Respira per rinnovare le profondità della coscienza.
Respira e prendi dimora nel qui e ora.
Respira e ciò che tocchi sarà nuovo e reale.
– Sister Annabel Laity –
di Alessandra Dechigi

liberando la mente . Per questo per la giornata del sollievo abbiamo partecipato per regalare un momento di rilassamento guidato
RIFLESSIONI SU SANTOSHA: IL SAPERSI ACCONTENTARE
di Monica Fava
Le persone sbuffano.
Quando sono molto impegnate ma anche quando non lo sono; quando sono infelici, quando sono pensierose. Forse anche molto di più di quanto ce ne sarebbe bisogno.
Che poi, se si legge la definizione del vocabolario…
/ṣbuf·fà·re/
Del cavallo, emettere con forza l’aria dalle froge.
ESTENS.
Di persona, emettere fiato dalla bocca semichiusa dilatando le guance, per uno sforzo fisico, o per insofferenza, impazienza, fastidio
…ci si accorge che il verbo SBUFFARE in prima battuta riguarda il cavallo, ma per estensione è utilizzato anche per gli esseri umani. Ho iniziato così a cercare e ho scoperto che quando i cavalli sbuffano dal naso, sono FELICI. Ed ecco un’altra domanda si fa spazio… perché l’accezione umana è legata all’insofferenza, all’impazienza e al fastidio?
Un buono spunto yogico!
Infatti Patanjali, nel suo inestimabile “Yoga Sutra”, nel Secondo Pada, introduce tra gli Niyama, le attitudini personali, Santhosha, un termine sanscrito (SAM ,“tutto” o “del tutto” e TOSHA, “appagamento, accettazione”) che tradotto significa “gioia incondizionata” o “contentezza senza forma” e rappresenta uno stato di genuina felicità, indipendente da tutto quello che succede attorno a noi.
“La pratica dell’appagamento conduce ad una felicità estrema”, Yoga Sutra, II, 42.
Accontentarsi è una festa continua.
In prima battuta il termine sembra limitare la bellezza e la vitalità, ma riflettendo più approfonditamente si capisce che ci vuole molta forza per godere e amare ciò che la vita offre. E’ essere consapevoli del momento presente; liberi dai desideri, dai rimpianti del passato e dalla paura del futuro.
Lamentarsi è invece rimanere nell’angoscia.
Lo stato mentale di Santhosa è quello di staccarsi e non essere influenzati dalle richieste dei sensi, perché l’identificazione con i sensi causa una insoddisfazione di base, quasi di imperfezione, sicuramente di bramosia che una volta appagata, esaudita, ben presto riemerge e serve altro e altro ancora.
Non essere contenti è un fardello esclusivo del regno umano, basta guardarsi attorno, e nemmeno troppo lontano, per osservare le persone che ci circondano. L’uomo guarda il mondo attraverso i propri bisogni, i propri desideri materiali, diffidente, con la paura di ciò che la vita gli presenta, senza capire che ciò che riceviamo è ciò di cui necessitiamo e soprattutto dimenticando di essere parte di un tutto, che se viene vissuto e coltivato con gratitudine, genera contentezza e positività.
Coltivare Santosha significa rendere la propria vita migliore, piena e senza contraddizione.
E’ un’opportunità di miglioramento, di comprensione di sè stessi e di serenità.
Implica il saper discernere, ovvero distinguere ciò che può essere cambiato (futuro), seminando nel presente, e accettare ciò che non può essere cambiato (passato); l’essere equanime, cioè imparziale nell’assumere una posizione o nel pronunciare un giudizio e infine il riuscire a conquistare una pratica paziente e costante, per non alimentare i nostri pensieri vorticosi e dispersivi e avere un’esperienza diretta della nostra natura interiore.
E’ la stessa sensazione che percepiamo dopo la lezione di yoga, in cui abbiamo abbandonato, o provato ad abbandonare J, la smania per il risultato dell’asana; accettato il nostro corpo in tutti i suoi limiti; proiettato il nostro sguardo all’interno, dove risiede quella parte di noi che non è soggetta a cambiamento; lasciato fluire il respiro… è quella sensazione di leggerezza nel sentirsi centrati nel presente, nel qui&ora, liberi da ansie, da tristezze e incombenze quotidiane.
Praticare non attaccamento, accettazione degli stati interiori, senza combatterli, senza allontanarli ma rimanendo in ascolto, sedendo e attivando il testimone interno, per percepire fino nelle profondità se quella reazione è veramente tua o dovuta a schemi, condizionamenti è uno dei modi dei accedere alla felicità.
Anche perché quando si iniziano ad accettare i propri pensieri, i propri sentimenti e azioni, quando si inizia ad essere gentili con se stessi, quando si accoglie ogni evento senza accezione capendo che nulla viene per nuocere, è proprio in quell’istante che accade la meraviglia, si diventa capaci di mettere in atto dei veri cambiamenti.
“Come il fuoco ardente riduce in cenere la legna, così il fuoco della conoscenza (jnana) riduce in cenere tutte le azioni. Su questa terra non vi è nulla che purifichi più della conoscenza; col tempo, chi si perfeziona nello Yoga apprenderà ciò in se stesso.” B.G. IV, 37-38.
Di Monica Fava
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