Mese: marzo 2018
KRIA YOGA
Di Alessandra Dechigi:
Ero sul treno di ritorno da Assisi e già avevo voglia di scrivere qualcosa sul Congresso Federale appena concluso. Poi si sa, la cosiddetta vita “ordinaria” mi ha ripresa, assorbita e distratta. Così ho passato questi giorni affaccendati, con mille immagini e sensazioni che mi rimbalzavano nella mente. Si, si proprio lei, la mente, quella che i conferenzieri intervenuti al congresso di Assisi hanno descritto, analizzato, sezionato.
Ora eccomi qui a riempire queste righe con ciò che ho vissuto e con la voglia di condividerlo.
Questa volta non sono partita come semplice partecipante, ma con un ruolo: avrei condotto le pratiche del mattino e della sera. Non nego che il cuore batteva più velocemente e che il mio senso di rigorosa autocritica giocava a mio sfavore; così mi sono preparata diligentemente quattro lezioni complete e curate in tutti i particolari. Sono partita con appunti meditati e studiati nel dettaglio.
PRONTA
Swami Atmapriyananda ha detto che quando ricordiamo, il tempo passato diventa vivo nel presente. Ciò che ho vissuto infatti è reale e concreto e mi suscita emozioni vive che mi stimolano ad investigare dentro me stessa e al senso di ciò che faccio.
Assisi mi ha accolto come ogni volta immobile, nel suo tempo sospeso e nel suo spazio antico.
Mi è stata assegnata una sala dal nome evocativo: “Loto”.
Stendo il mio tappetino e accolgo chi arriva per partecipare alla pratica. Immediatamente la sala si riempie oltre misura. I tappetini si toccano coprendo tutta la superficie disponibile. Siamo vicinissimi e tutti gli sguardi aspettano che io faccia la prima mossa.
Non posso fare niente di quello che avevo preparato perché manca lo spazio fisico. Tutti i miei appunti sono inservibili, accantonati.
Respiro profondamente, raccolgo me stessa e senza “mente” mi affido e inizio la pratica.
Ogni esercizio, ogni gesto, ogni parola sgorgano spontaneamente scorrendo in un flusso caldo e armonico.
La lezione è terminata e ricevo frasi di generoso apprezzamento e gratitudine.
Anche io sono grata, stordita e felice.
Tutto si ripete per le volte successive con partecipanti sempre più numerosi e diversi. Tanti sono stati quelli che con entusiasmo mi hanno chiesto una copia della pratica per proporla ai loro allievi, sicuri che io avessi seguito uno schema progettato con cura!
Una volta di più ho profondamente sperimentato l’insegnamento yogico.
Mentre scrivo sento il valore di ciò che Patanjali chiama Kria Yoga: ho concentrato la mia energia, quello che so di me e mi sono affidata alla perfezione divina, certa che se ero lì, c’era un motivo e che non poteva andare che bene.
Sono veramente grata per questa esperienza e vi regalo l’unica cosa che ho utilizzato dei miei appunti: una breve poesia che ho letto alla fine della pratica di domenica mattina:
DUE GOCCE D’ACQUA
Caddero, due gocce
gemelle
d’acqua piovana,
sullo stesso petalo,
insieme.
Oh, quale fortuna,
dopo tanto precipitare,
ritrovarsi sulle ciglia di un fiore
e vedere le povere sorelle
annegare nel fango,
senza onore.
Ebbero tuttavia da litigare
su quale delle due
sarebbe stata preferita
dal fiore,
più vicina al suo cuore.
Che futile battibeccare!
trascorso il temporale,
bastò il primo raggio di sole
a farle evaporare.
articolo di : Alessandra Dechigi
foto di: Laura Romani